Recensione a: Isabella Adinolfi, Il segreto di Abramo. Un lettura mistica di Timore e tremore, Genova, il melangolo, 2018.
Corriere della sera, La Lettura, 5 agosto 2018, di Marco Rizzi
Søren Kierkegaard aveva intuito che Timore e tremore sarebbe diventato la sua opera più celebre e letta. Pubblicato sotto pseudonimo nel 1843, tratta della fede in Dio e del rapporto dell’uomo con Lui, nel momento in cui il filosofo danese coglie i segnali della dissoluzione dell’orizzonte religioso europeo che condurrà alla «morte di Dio», annunciata qualche decennio dopo dallo Zarathustra di Nietzsche, e in seguito alla società secolarizzata contemporanea. Kierkegaard però ritiene che il discorso religioso presenti ancora un carattere irrinunciabile; solo che ora non riguarda più l’aldilà, ma un modo diverso di stare nel mondo, di atteggiarsi verso le cose, di relazionarsi con gli altri uomini.
Per quanto letto, Timore e tremore resta uno scritto tanto intrigante, con il suo linguaggio sospeso tra la poesia e la mistica, quanto sfuggente e facile agli equivoci. Fornisce una guida per la sua decifrazione l’agile ma densa lettura proposta nel libro Il segreto di Abramo (Il melangolo, pp. 160 € 16) da Isabella Adinolfi, che coglie e dipana fili ermeneutici tra ragione e sentimento, per rendere ragione del paradosso di Abramo, figura dell’uomo contemporaneo chiamato ad abbandonare ormai la terra dei padri.